domenica 20 dicembre 2015

Lezioni base sul TRM (Metodo Recettivo Trifasico) a cura di Mauro Corsaro



corsaromauro@gmail.com

Archivio dei brani del Metodo Recettivo Trifasico

14/12/2015 Lezione N.1 - Premesse
15/12/2015 Lezione N.2 - Panoramica sul metodo
17/12/2015 Lezione N.3 - Il potere della musica
17/12/2015 Lezione N.4 - I princìpi del TRM
19/12/2015 Lezione N.5 - Fasi e categorie
19/12/2015 Lezione N.6 - Programmi del TRM
20/12/2015 Lezione N.7 - Ricerca e verifica
20/12/2015 Lezione N.8 - Indicazioni e modalità
20/12/2015 Lezione N.9 - La somministrazione

Metodo Recettivo Trifasico - Lezione n.9 - Somministrazione


In genere è opportuno svolgere un breve dialogo con il paziente per comprenderne lo stato emotivo ed orientarsi sulla scelta del programma. Le domande dovranno essere generiche e piuttosto semplici. Può essere utile seguire il seguente schema secondo quest’ordine:

• Come va?
• Come si sente oggi?
• C’è qualche novità?
• C’è qualcosa che la preoccupa?
• Che emozione prova a riguardo?
• Quantificando da 1 a 10?

Talvolta le persone hanno difficoltà a verbalizzare o semplicemente a rispondere a questo tipo di domande. Dunque occorrerà procedere all’analisi del comportamento non verbale del paziente senza ostinarci ad estorcere le risposte.
Una volta individuato il problema sul quale poter intervenire, si fa ascoltare al paziente un brano della prima fase di quella categoria. Successivamente si sceglie un brano dalla seconda fase, e in ultimo il terzo brano dalla terza. La categoria rabbia, abbiamo visto, può essere anche utilizzata come “eccitante” se somministrata in modo inverso (fase 3, fase 2 e fase1).
Sarà importante conoscere bene i brani e scegliere, in ciascuna delle fasi quello più appropriato per quel paziente in quel momento. Facendo una metafora con la farmacologia, la terapia consisterà, come abbiamo già detto, in una somministrazione di tre brani (tre diversi farmaci). In linea di massima una fase specifica di una determinata categoria è come se fosse il principio attivo di un farmaco. Scegliere un brano (il farmaco specifico) in relazione al paziente, considerando diversi aspetti (tempo, caratteristiche sonore, strumentazione) sarà una finezza apprezzabile del musicoterapeuta.
Durante l’ascolto dei brani il paziente verrà fatto accomodare e lo psicoterapeuta potrà sedersi di fronte e scegliere di interagire con il paziente a seconda delle necessità di quest’ultimo. Se vorrà il paziente  sarà libero di parlare con lo psicoterapeuta o di rimanere in silenzio.
L’essenziale per poter lavorare con il metodo trifasico

Per chi non potesse disporre del materiale on-line dei brani mozartiani del metodo trifasico e volesse iniziare a testare il metodo con il materiale minimi richiesto può procurarsi questi 5 lavori di Mozart, i cui movimenti "coprono" tutte le categorie di intervento e tutte le fasi operative del nostro metodo.
Anche se alcuni brani di questi cinque lavori sono stati esclusi dal nostro metodo, i rimanenti potranno costituire l’essenziale con cui si può iniziare la collezione musicale terapeutica.

• K250 Serenata in re maggiore
Il secondo mov. è utilizzabile nella fase depressione 2
Il sesto mov. è utilizzabile nella fase rabbia 3
• K306 Sonata piano e violino in re maggiore
Il secondo mov. è utilizzabile nella fase depressione 1
Il terzo mov. è utilizzabile nella fase ansia 2
• K385 sinfonia n.35
Il secondo mov. è utilizzabile nella fase ansia 3
Il quarto mov. è utilizzabile nella fase ansia1
• K525 serenata
Il primo mov. è utilizzabile nella fase rabbia 1
Il secondo mov. è utilizzabile nella fase depressione 2
Il terzo mov. è utilizzabile nella fase rabbia 2
• K622 Concerto per clarinetto e orchestra
Il primo mov. è utilizzabile nella fase rabbia 2
Il secondo mov. è utilizzabile nella fase depressione 3

Archivio dei brani del Metodo Recettivo Trifasico

14/12/2015 Lezione N.1 - Premesse
15/12/2015 Lezione N.2 - Panoramica sul metodo
17/12/2015 Lezione N.3 - Il potere della musica
17/12/2015 Lezione N.4 - I princìpi del TRM
19/12/2015 Lezione N.5 - Fasi e categorie
19/12/2015 Lezione N.6 - Programmi del TRM
20/12/2015 Lezione N.7 - Ricerca e verifica
20/12/2015 Lezione N.8 - Indicazioni e modalità
20/12/2015 Lezione N.9 - La somministrazione

Metodo Recettivo Trifascio - Lezione n.8 - Indicazioni e modalità


Indicazioni terapeutiche
Il pregio fondamentale del metodo recettivo trifasico è che non ha nessun tipo di controindicazioni ed il setting non ha bisogno di nessuna accortezza specifica. Si raccomanda, però, che il terapeuta abbia un atteggiamento di partecipazione alla terapia; non deve mostrare disinteresse o fare altro che esuli dal contesto terapeutico (scrivere troppo su un foglio o rimanere a lungo con gli occhi chiusi può essere mal interpretato dal paziente).
Una volta individuato il problema sul quale poter intervenire, si fa ascoltare al paziente un brano della prima fase di quella categoria. Successivamente si sceglie un brano dalla seconda fase, e in ultimo il terzo brano dalla terza. Ricordo che la categoria rabbia può essere anche utilizzata come “stimolante” se somministrata in modo inverso (fase 3, fase 2 e fase1) e di fatto è un antidepressivo surrogato.
Durante l’ascolto dei brani il paziente verrà fatto accomodare ed il terapeuta potrà sedersi di fronte e scegliere di interagire con il paziente assecondando le sue necessità e cercando di riportare se occorre l'attenzione sulla musica. Se al termine della somministrazione il paziente non ha ottenuto i benefici auspicati, è possibile procedere con un altro programma ripartendo dalla fase 1.
La terna dei brani può essere presentata con molta elasticità. Tuttavia per utilizzare il metodo in maniera più efficace si farà riferimento a questo schema:

• Colloquio preliminare
• Scelta della categoria terapeutica
• Scelta e somministrazione della prima fase
• Scelta e somministrazione della seconda fase
• Scelta e somministrazione della terza fase
• Colloquio conclusivo

Il TRM si può applicare anche in gruppo, facendo attenzione alle emozioni di ogni partecipante e scegliendo il tipo di programma che meglio si adatta alla maggior parte di loro.
Il metodo trifasico può essere utilizzato con successo in moltissimi casi e indipendentemente dall’età del paziente. È adatto ai bambini, agli adolescenti – anche se molti di loro potrebbero dover superare l’ostacolo del diffuso preconcetto che la musica classica è noiosa – con gli adulti, e con gli anziani. Non v’è nessuna controindicazione riguardo all’età e tantomeno, naturalmente, al sesso del paziente. Le sedute possono essere individuali o di gruppo. Il metodo può essere applicato con psicopatologie evidenti in atto o anche in casi di perfetto equilibrio psichico, nell’ottica di una psicologia della salute che promuova il benessere psicofisico dell’individuo.
C'è da porre maggior accortezza nel trattamento di pazienti psicotici. In genere con i pazienti psichiatrici si preferisce adottare metodi di musicoterapia attiva. Questo accade poiché molti sostengono che lo stimolo musicale della seduta recettiva, coinvolgendo esclusivamente l’apparato uditivo senza un’integrazione con le funzioni motorie e corporee, potrebbe attivare pensieri deliranti o allucinazioni di vario tipo. Noi riteniamo che questo sia vero, ma allo stesso tempo non pensiamo che questo sia un male. Il paziente psicotico delira e produce pensieri bizzarri ed irreali a prescindere da quello che accade.
In quest’ottica la musicoterapia attiva rappresenterebbe un diversivo, una distrazione dai pensieri intrusivi di cui egli è vittima, e ciò è cosa buona. Ma quando l’attività finisce? Il paziente ritorna nella sua esperienza allucinatoria. Noi preferiamo considerare la musicoterapia recettiva come un normale evento attivante della vita quotidiana che potrebbe anche produrre un pensiero delirante. Qual è allora la differenza fra la musicoterapia recettiva e la quotidianità? La differenza è l’ordine. Immaginiamo come possa essere disordinato il flusso di pensieri di un paziente psicotico. Pensiamo all’ossessività intrinseca dei pensieri deliranti e alle reiterazioni automatiche delle euristiche disfunzionali, ai deragliamenti. Il tutto applicato ad un contesto dove la percezione della realtà è fortemente compromessa. La musica (di Mozart in particolare in questi casi) entra violentemente nella testa del paziente. Lo stimolo, piacevole e preponderante allo stesso tempo, va a sovrapporsi all’attività psichica del paziente a livello di contenuti metaforici, soggettivamente elaborati, e a livello di sincronizzazione ordinata di concetti musicali ordinati. Laddove il pensiero è disorganizzato e desincronizzato la musica di Mozart interverrà con la sua organizzazione sincronizzata. L’attività psichica del paziente pian piano vi si modellerà durante l’ascolto.
Nel trattare i pazienti psicotici, l’accortezza del terapeuta sarà nel capire quale categoria di programmi utilizzare. Spesso il problema della psicosi è l’anaffettività, e dunque l’incapacità di contattare e riconoscere le proprie e le altrui emozioni. La pratica clinica ci ha in qualche modo indirizzati sull’idea che i programmi terapeutici più indicati sono quelli della categoria “rabbia” o “ansia”.

Archivio dei brani del Metodo Recettivo Trifasico

14/12/2015 Lezione N.1 - Premesse
15/12/2015 Lezione N.2 - Panoramica sul metodo
17/12/2015 Lezione N.3 - Il potere della musica
17/12/2015 Lezione N.4 - I princìpi del TRM
19/12/2015 Lezione N.5 - Fasi e categorie
19/12/2015 Lezione N.6 - Programmi del TRM
20/12/2015 Lezione N.7 - Ricerca e verifica
20/12/2015 Lezione N.8 - Indicazioni e modalità
20/12/2015 Lezione N.9 - La somministrazione

Metodo Recettivo Trifasico - Lezione n.7 - Ricerca e verifica


Il metodo recettivo trifasico ai suoi albori (2007) dovette creare un repertorio di musiche di Mozart per poter lavorare. Tali musiche andavano poi suddivise per categorie e ancora per fasi. Decidemmo da subito di non prendere in considerazione le musiche facenti parte del repertorio operistico mozartiano. Volevamo che fosse soltanto la musica “a parlare”, senza l’interferenza del messaggio verbale. All’inizio del nostro lavoro abbiamo fatto un’attenta analisi musicale di tutta l’opera strumentale di Mozart e abbiamo raggruppato i vari brani tenendo conto di caratteristiche oggettive strutturali della musica (tonalità di base, prevalenza armonica maggiore o minore, sequenza e caratteristiche armoniche, tessitura melodica e armonica, tempo, velocità e struttura del brano, prevedibilità, ripetitività, dinamica, timbrica, rallentando/accelerando, strumentazione). Alla fine di tutto ciò disponevamo di una ventina di gruppetti di brani distribuiti per caratteristiche simili. Una volta “eletto” un solo brano rappresentativo di ogni gruppo, lo abbiamo inserito nell’elenco delle musiche da sottoporre per la ricerca preliminare. In questo modo potevamo costituire una rosa di brani da somministrare a soggetti volontari con un’intervista strutturata.
Così le musiche furono sottoposte a 30 soggetti, ai quali veniva chiesto di compilare una scheda alla fine di ogni ascolto. Ogni brano veniva descritto con 4 diversi items (triste, arrabbiato, ansioso, sereno–supportivo). Il giudizio possibile per ogni item era costituito da un punteggio da 1 (poco) a 5 (molto). I brani che ricevettero i punteggi più alti furono rispettivamente inseriti nelle prime fasi di rabbia, depressione e ansia (a seconda della caratteristica emotiva risultata predominante). I brani definiti prevalentemente sereni–supportivi, furono inseriti nelle terze fasi e, considerandone sempre la matrice emotiva dominante, suddivisi fra le tre diverse categorie.

Caratteristica       Poco –––––––––––– Molto
Triste                      1       2       3       4       5
Arrabbiato              1       2       3       4       5
Ansioso                  1       2       3       4       5
Sereno–supportivo 1       2       3       4       5

Le seconde fasi vennero alla luce compilandole con i rimanenti altri brani, le cui caratteristiche erano a metà fra la fase uno e la fase tre, e furono sempre ripartite fra le tre categorie con il medesimo criterio.
Disponevamo a questo punto delle tre categorie di intervento terapeutico, e di tre fasi operative per ciascuna categoria (9 cd musicali), di conseguenza potevamo procedere alla verifica dell’efficacia del metodo.
Senza dilungarmi troppo spiegando la ricerca e la verifica del metodo che trovate abbondantemente descritta sul manuale mi limiterò a dire i risultati a cui ha portato:

Risultati a breve termine:
Al termine delle sedute del metodo recettivo trifasico il 97,5% dei pazienti trattati ha riscontrato un beneficio emotivo.

Risultati a lungo termine (3 mesi di trattamento, 10 sedute):
il trattamento ha prodotto dopo 3 mesi, sulla base del test SCL–90 (Synthomatic chek list 90, 1973), un questionario self report che indaga nove aspetti fondamentali della salute psichica dell’individuo attraverso 90 domande a cui si deve rispondere con numeri compresi fra 0 e 4 (0: per niente, 1: un poco, 2: moderatamente, 3: molto, 4: moltissimo) ha dimostrato che il metodo recettivo trifasico, che pur nasce per sintomi ansiosi, depressivi o di rabbia, ha effetto anche sugli altri aspetti, e talvolta in misura maggiore. Questa ricerca è stata condotta su 6 pazienti, a cui è stato somministrato il test prima del trattamento e 3 mesi dopo il trattamento (per un totale di 10 applicazioni).
Il maggior impatto è stato sui pensieri paranoici. A seguire e sempre in ordine di efficacia, sull’ansia, la depressione, e l’ostilità (rabbia), come del resto ci aspettavamo che fosse. Proseguendo in discesa ha migliorato aspetti dei disturbi ossessivi–compulsivi, aspetti psicotici e aspetti di sensibilità alle relazioni interpersonali. In minor misura, ma sempre in maniera significativa, il trattamento ha avuto effetti sulla riduzione di sintomi somatici e sull’ansia fobica. Il trattamento a medio termine non ha dunque avuto effetto negativo, o nullo, su nessun aspetto psicopatologico indagato dal test SCL90.
Se pur il progetto Mozart e la ricerca parallela hanno verificato gli effetti in tutto su 10 pazienti (un campione troppo piccolo per essere significativo) ciò vale soltanto per i risultati a medio termine. In effetti il metodo, per ciò che riguarda i risultati a breve termine, è stato misurato ed applicato su altri 20 pazienti, sottoposti mediamente ad almeno 5 applicazioni ciascuno (100 sedute).

Efficacia a breve termine del trattamento
Effetto positivo  96 %
Effetto nullo   2 %
Effetto negativo  2 %

I risultati positivi ottenuti nell’immediato hanno su per giù confermato quelli delle due ricerche con il controllo dei test anche per il medio termine. Infatti l’applicazione sul momento ha modificato in maniera positiva lo stato emotivo dei pazienti nel 96% dei casi. Nella percentuale del 2% si è registrato un effetto nullo, e nel rimanente 2% l’applicazione ha prodotto un peggioramento del sintomo manifestato all’inizio della seduta.
In virtù di ciò riteniamo il metodo trifasico significativa-mente efficace poiché, se pur ci interessano anche i risultati più duraturi (a medio e lungo termine), degni di successive verifiche sperimentali, l’effetto sul momento è ciò che noi riteniamo essere più importante, nonché la motivazione fondamentale che ci ha portato ad elaborare il metodo stesso.

Archivio dei brani del Metodo Recettivo Trifasico

14/12/2015 Lezione N.1 - Premesse
15/12/2015 Lezione N.2 - Panoramica sul metodo
17/12/2015 Lezione N.3 - Il potere della musica
17/12/2015 Lezione N.4 - I princìpi del TRM
19/12/2015 Lezione N.5 - Fasi e categorie
19/12/2015 Lezione N.6 - Programmi del TRM
20/12/2015 Lezione N.7 - Ricerca e verifica
20/12/2015 Lezione N.8 - Indicazioni e modalità
20/12/2015 Lezione N.9 - La somministrazione

sabato 19 dicembre 2015

Metodo Recettivo Trifasico - Lezione n.6 - Programmi del TRM




I programmi trifasici
Ormai è facilmente intuibile la modalità con cui si deve procedere per assemblare un programma secondo il metodo recettivo trifasico. Una volta individuato il sintomo da trattare e quindi il tipo di categoria da cui attingere i brani da somministrare, si procederà compilando una “terna musicale” costituita da tre brani rispettivamente scelti dalla prima, dalla seconda e dalla terza fase.
Esisteranno per cui i seguenti programmi fondamentali:
- Ansia
- Rabbia
- Depressione
Esistono, però, anche due altri due tipi di programmi:
- Programmi attivanti
- Programmi ibridi


Programmi per l'ansia
Questa categoria terapeutica è utilizzata per tutti i sintomi di ansia, angoscia, agitazione, irrequietezza, attacchi di panico, ossessioni, compulsioni, paura, apprensione, stress, ecc. Dunque l’applicazione è indicata per una larga famiglia di sintomi alla cui origine come emozione primaria c’è fondamentalmente ansia o paura. Il paziente ansioso è facilmente riconoscibile, dal tono della voce più acuto, dai movimenti del corpo frequenti, dalle domande che pone al fine di avere risposte rassicuranti.
Le tre fasi del programma consentono rispettivamente il contatto con il sentimento d’ansia, la sua elaborazione, ed un consolidamento del nuovo status emotivo.


Programmi per la rabbia
Con la categoria della rabbia si trattano i sentimenti di odio, rancore, ostilità, collera, nervosismo, agitazione motoria, insofferenza, aggressività, diffidenza, paranoia, ecc. L’importante è avere chiaro lo status del paziente.
A seconda del sintomo che in quel determinato momento egli presenta, si potrà usare questa categoria nel trattamento di emozioni o comportamenti ostili.
Durante la prima fase il paziente si sentirà paradossalmente più in tensione. Metaforicamente parlando è come se tutte le energie prodotte dal sentimento collerico fossero stimolate e canalizzate in un flusso disciplinato dalla musica. Molto spesso, chiedendo ai pazienti di esprimere un giudizio sulla musica che stanno ascoltando, riferiscono di percepirla allegra, stimolante. Quasi mai ne riconoscono gli aspetti d’ira.
Durante la seconda fase del programma, il paziente comincerà ad elaborare la rabbia appena contattata nella fase uno. Si potrà notare che in questa seconda fase il paziente sembrerà cognitivamente impegnato. Infatti inizierà a pensare in modo diverso alle tematiche disfunzionali.
Durante la terza fase del programma il paziente si sentirà più sollevato, ed in genere il sintomo negativo diminuisce si-gnificativamente. Alla fine della somministrazione il paziente non sembrerà calmo (come può frequentemente avvenire con i programmi per l’ansia), sembrerà semplicemente “arzillo”. Questo perché l’energia psichica derivante dalla rabbia è stata canalizzata in processi mentali più funzionali ma va comunque utilizzata.


Programmi per la depressione
II paziente che può essere sottoposto a questo tipo di trattamento presenta caratteristiche depressive (tristezza, malumore passivo, rassegnazione, rimorso, senso di colpa, rimpianto, malinconia, astenia, abulia, anedonia, passività, disturbi del sonno, disturbi dell’appetito, scoramento). In genere questo tipo di programma ha un impatto emotivo molto forte. Per tale ragione sarà opportuno andarci cauti nel somministrarlo a pazienti “nuovi”.
È preferibile in caso di scarsa conoscenza del soggetto, applicare dapprima un programma attivante (descritto di seguito) e vedere cosa succede. La stessa cautela è da applicarsi se il sintomo depressivo è giust’appena evidente.
Quando l’umore depresso è molto forte e particolarmente visibile, se non addirittura esplicitato verbalmente, allora il programma antidepressivo può essere usato senza nessun timore, ma solo in caso di sedute individuali.


Programmi attivanti
Si definiscono “attivanti” i programmi della categoria rabbia somministrati all’inverso: partendo dalla terza fase, passando per la seconda, fino ad arrivare alla prima. Il programma attivante corrisponde ad un intervento più blando rispetto al programma antidepressivo. Di fatto non va ad elaborare il nocciolo depressivo come il suo “parente più forte”, ma agisce mediante un’attivazione delle energie del paziente. Per tale ragione l’azione terapeutica avviene ridestando l’ascoltatore mediante l’acquisizione di nuove risorse sollecitate dalla musica. I programmi attivanti sono privi di qualsiasi controindicazione e vanno considerati come programmi “antidepressivi ufficiali” nelle sedute di gruppo. In genere sono un’ottima scelta anche nei casi in cui si vogliono sollecitare emozioni positive, laddove la diagnosi non è semplice da fare, o semplicemente si vuole promuovere il benessere.


Programmi ibridi
I programmi ibridi consistono in una terna di brani facenti parte di categorie diverse.
Faccio un esempio. Se si presenta un paziente con tonalità umorali di tipo malinconico, naturalmente si procederà con il somministrare un programma per la depressione (ma come abbiamo visto anche un attivante).
Può accadere che successivamente alla prima fase del programma, o alla seconda, il paziente che ha già elaborato il vissuto di tipo depressivo, manifesti un soggiacente e concomitante vissuto di rabbia o di ansia.
Tali emozioni erano già presenti, ma bloccate e non visibili all’osservazione clinica. Proprio come per la punta di un iceberg il paziente manifestava “fenotipicamente” tratti malinconici, ma era anche “segretamente” arrabbiato o ansioso.
Quando ciò accade, dobbiamo soppesare quale secondo noi sia l’emozione negativa prevalente, e decidere se continuare con quel programma “in purezza” o eventualmente dirottare sulle fasi successive di un’altra categoria. È buona norma, quando la rabbia compare in modo evidente, quella di abbandonare i programmi di ansia o di depressione (anche se il paziente è molto ansioso e depresso) favorendo sempre la possibilità di elaborare e risolvere prima il vissuto di rabbia, che è più pericoloso e comunque intimamente legato alla depressione e talvolta perfino agli stati ansiosi.
Per quanto riguarda i programmi attivanti, cioè i programmi comunemente utilizzati per la rabbia somministrati al contrario (dalla terza fase alla prima), in genere non vengono mai trasformati in applicazioni ibride. C’è da considerare il fatto che se si sottopone un programma di tipo attivante, è perché si vuole sollecitare il paziente ad un certo tipo di “risveglio emotivo”. Diverso è il caso del programma depressivo, dove c’è un sintomo evidente. La pratica clinica del metodo ha permesso di ricavare una regola generale: "è bene non mischiare mai il programma attivante con altre categorie trasformandolo in un programma ibrido". Ciò che eventualmente può essere utile fare, è verificare al termine del programma attivante quale sia il sintomo che il paziente manifesta. Se si dovessero presentare emozioni di ansia, tristezza, o rabbia si potrà tutt’al più presentare un quarto brano utilizzandone uno della terza fase della categoria corrispondente al sintomo.


Archivio dei brani del Metodo Recettivo Trifasico

14/12/2015 Lezione N.1 - Premesse
15/12/2015 Lezione N.2 - Panoramica sul metodo
17/12/2015 Lezione N.3 - Il potere della musica
17/12/2015 Lezione N.4 - I princìpi del TRM
19/12/2015 Lezione N.5 - Fasi e categorie
19/12/2015 Lezione N.6 - Programmi del TRM
20/12/2015 Lezione N.7 - Ricerca e verifica
20/12/2015 Lezione N.8 - Indicazioni e modalità
20/12/2015 Lezione N.9 - La somministrazione
 

Metodo Recettivo Trifasico - Lezione n.5 - Fasi e categorie



Le tre fasi operative

La Prima fase è la fase di "Aggancio".
Il primo brano somministrato dovrà essere congruo alla condizione emotiva del paziente affinché possa instaurarsi il meccanismo di identificazione con la musica. La prima fase è dunque una fase empatica, la fase di contatto che si avvale del primo principio del metodo trifasico (similia similibus curentur). Attraverso questa fase il paziente sarà portato ad instaurare un “dialogo terapeutico implicito” con la musica. La prima fase non ha di per sé una grande funzione terapeutica, se non quella evidente della condivisione e della catarsi. La sua funzione principale e fondamentale è quella di permettere l’accesso alla seconda e alla terza fase, che opereranno un lavoro più consistente. La somiglianza che c’è fra i "toni" della prima fase con gli stati emotivi del paziente, permette di proiettare parti del suo Sé sulla musica e di introiettare parti della musica nel proprio Sé. In altre parole avviene il processo di identificazione con la musica. In questa condizione, i pensieri si sincronizzeranno con i temi musicali, e questi ultimi permetteranno una gestione strutturata ed elaborata dei flussi di pensiero. All’atto pratico se è pur vero che i meccanismi di identificazione proiettiva intervengono nella prima fase, in fondo non di tanto muovono verso il cambiamento emotivo e dei pensieri soggiacenti ma verrà favorito l’aggancio con le istanze più intime dell’ascoltatore, e getta così le basi per un successivo lavoro di modifica affettiva, sempre grazie a meccanismi proiettivi e introiettivi. Se quindi i processi mentali influenzeranno il modo di percepire la musica interpretando i vari passaggi con una componente specifica affettiva e cognitiva, la musica stessa influenzerà i processi mentali, ed alle variazioni di colore del brano, seguiranno variazioni nei pensieri e nell’emotività. In ciò consiste il punto di forza della prima delle tre fasi del nostro metodo.
La Seconda fase è la fase di "Traino".
Teniamo presente che le musiche che vengono somministrate durante la prima fase contengono aspetti metaforici di rabbia, ansia, tristezza, ma è pur vero che si tratta di rabbia, ansia, e tristezza organizzate e strutturate in un preciso schema, che è quello della musica. La natura del pensiero disfunzionale è patologica, disordinata e automatica, dunque priva di una struttura. La musica, ed in particolare quella di Mozart, è ordine perfettamente strutturato. La seconda fase è quella che definiamo “fase di traino”. Sarà il secondo brano, della terna presentata al paziente, che permetterà la reale modifica dell’emozione. Pur mantenendo le caratteristiche che nel primo brano risultano già evidenti (aspetti di rabbia, ansia, tristezza), la musica ha in questa fase una struttura più variata. Infatti la metafora sonora reciterà aspetti che saranno a tratti diversi e già protesi nella direzione dell’obiettivo terapeutico. È la seconda fase che effettivamente opera il vero e proprio cambiamento, funzionando come “traino emotivo” verso l’obiettivo.
Questa è la fase di elaborazione, di modifica, il vero momento terapeutico. Paragonando il tutto ad un intervento chirurgico la seconda fase consiste nella vera e propria operazione. La prima fase "incide" e la terza fase "ricuce".
La Terza fase è la fase di "Consolidamento".
Il terzo brano è empatico e congruo all’obiettivo preposto. Servirà a consolidare il cambiamento operato nella seconda fase mediante una musica che sia risolutiva e supportiva, ma che rappresenti anche un obiettivo realistico. L’obiettivo per la depressione sarà ad esempio un innalzamento del tono dell’umore. Non è nostro intento quello di portare il paziente ad una grande felicità (con una musica festosa), che sarebbe quasi irrealistica e certamente poco duratura. Preferiamo ottenere modifiche più modeste ma più autentiche e funzionali. L’obiettivo per l’ansia sarà quello di ottenere un effetto tranquillizzante.

Le tre categorie di intervento

Nel metodo recettivo trifasico il numero 3 è il numero perfetto. Esso è costituito da 3 princìpi. da 3 fasi e, in ultimo, da tre macroaree di intervento che vengono chiamate "categorie".
La prima categoria è quella che viene chiamata “Ansia”. Questo raggruppamento raccoglie in sé un’indicazione terapeutica che però spazia in altre forme simili di status emotivo. Infatti la categoria “Ansia”, si occupa anche di emozioni quali, la paura, la preoccupazione, lo spavento, la tensione muscolare o emotiva, l’agitazione, l’impazienza, il panico, l’angoscia, ecc.
Nel nostro modello abbiamo associato ogni categoria ad un colore (poiché colorate erano in origine le etichette dei nostri cd sperimentali ai tempi dello sviluppo e della ricerca in clinica). Per tale ragione la categoria ansia è detta anche “Gialla”.
La seconda categoria è definita “Rabbia” (categoria viola). Essa corrisponde ad emozioni e stati d’animo quali il nervosismo, il risentimento, la tensione (anche muscolare), l’agitazione (anche fisica), l’iperattività, la maniacalità.
La terza categoria è quella della “Depressione”, che corrisponde al colore blu-azzurro. Anche in questo caso la categoria si riferisce a diverse condizioni emotive: tristezza, pigrizia, rassegnazione, solitudine, vergogna, apatia, delusione, senso di colpa, astenia, apatia.
Riassumendo lo “scheletro strutturale” del metodo trifasico, esistono tre categorie di intervento, per ognuna delle quali esistono tre fasi, la cui teoria si rifà ai tre principi teorici. Quando d'ora in avanti abbrevierò le diciture dicendo ad esempio “Ansia 1”, oppure “Depressione 3”, saprete che significano rispettivamente: prima fase della categoria “Ansia”, e terza fase della categoria “Depressione".

Archivio dei brani del Metodo Recettivo Trifasico

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20/12/2015 Lezione N.9 - La somministrazione

giovedì 17 dicembre 2015

Metodo Recettivo Trifasico - Lezione n.4 - I princìpi del TRM


Primo principio: Il fenomeno della sovrapposizione
“La musica percepita dall’orecchio umano,
entra a far parte della realtà esperibile
a cui si sovrappone,
ed insieme ad essa verrà decodificata”.

Questo è il primo principio del metodo recettivo trifasico che descrive il meccanismo della sovrapposizione musicale ai processi mentali. La musica diventando parte della realtà oggettiva sarà dunque percepita processata. La musica interviene simultaneamente sui processi mentali consci e inconsci poiché il cervello la processa attraverso le due funzioni principali emisferiche (analitica e analogica).
Attraverso la funzione analogica, la musica avvia il processo di “conoscenza tacita” costituito da simboli e metafore, partendo da schemi sensoriali incorporati e fortemente associati alle emozioni (acuto, grave, forte, piano, veloce, lento, ecc.). La musica (che è ordine strutturato) si sovrapporrà quindi agli schemi automatici di pensiero attraverso una connotazione organizzata e positiva. Ciò evolverà in successivi diversi processi inferenziali e interpretazioni, e si modificherà il correlato emotivo esperito. Fra le due realtà sovrapposte (quella ordinaria e quella “virtuale” proposta dalla musica) il cervello opererà una sintesi, e il Sé dell’ascoltatore si riorganizzerà in una nuova coerenza psicoemotiva.

Secondo principio: Similia similibus curentur
“Per favorire i meccanismi
di identificazione con la musica
occorre una musica
simile al nostro stato d’animo”.

Il secondo principio del metodo trifasico è preso in prestito dall’omeopatia. Il medico tedesco Samuel Hahnemann verso la fine del XVIII secolo fu il padre dell’omeopatia, il cui principio fondamentale recita “Similia similibus curantur” (I simili si curano con le cose simili). La piccola nostra variazione sta nel curentur al posto del curantur (Che si curino i simili con le cose simili!).
Anche per ciò che riguarda il nostro modello, ci avvaliamo di questa regola come riferimento teorico per ciò che concerne la prima delle tre fasi del metodo. La locuzione latina “Contraria  contrariis curantur”, (le malattie si curano con rimedi contrari), che è un principio della medicina classica sarà considerato in-vece per la terza fase del metodo recettivo trifasico.
La prima fase del metodo corrisponde metaforicamente ad una chiave che entra nella serratura di una porta. La chiave deve essere quella giusta. Affinché possano porsi in essere i mecanismi di identificazione con la musica attraverso fenomeni psicologici proiettivi e introiettivi, sarà opportuno che sia facilitata questa sorta di riconoscimento. Jean Piaget sosteneva che è impossibile identificarci con qualcosa che è troppo diverso da noi. Infatti anche per la musica, noi entriamo in risonanza emotiva con essa, se sussistono caratteristiche congrue al nostro tono umorale del momento.

Terzo principio: Il legame identificativo terapeutico
“Una volta innescato il fenomeno
introiettivo e proiettivo nella e sulla musica,
avverrà la modifica degli stati emotivi
in linea con la musica stessa”

Il terzo principio del metodo in tre fasi sostiene che, una volta stabilito l’aggancio empatico terapeutico, esso stabilirà un legame emotivo fra il paziente e la musica stessa. Se dunque la prima fase lavora per stabilire e consolidare questo tipo di le-game attraverso una sincronizzazione psicoaffettiva (similia similibus curentur), la seconda e la terza fase operano un cambia-mento emotivo, con il cambiare della metafora emotiva che la musica stessa esprime. Il terzo principio infatti sostiene che a seguito del legame stabilito, al cambiare della musica in senso positivo nelle sue caratteristiche oggettive, si modificherà la condizione emotiva del paziente e di conseguenza il suo flusso di pensieri, mediante l’identificazione con la musica attraverso meccanismi proiettivi e introiettivi. Se il paziente da un lato si identificherà con la musica proiettando in essa parte di sé, dei suoi pensieri e della condizione emotiva, dall’altro introietterà la musica positiva nei suoi aspetti metaforici che diverranno via via oggettivamente positivi. In parole semplici una volta instaurato questo tipo di meccanismo identificativo, se la musica si farà più allegra, il paziente sarà più allegro, se la musica si farà più rilassante, il paziente sarà più rilassato, e via dicendo.

Archivio dei brani del Metodo Recettivo Trifasico

14/12/2015 Lezione N.1 - Premesse
15/12/2015 Lezione N.2 - Panoramica sul metodo
17/12/2015 Lezione N.3 - Il potere della musica
17/12/2015 Lezione N.4 - I princìpi del TRM
19/12/2015 Lezione N.5 - Fasi e categorie
19/12/2015 Lezione N.6 - Programmi del TRM
20/12/2015 Lezione N.7 - Ricerca e verifica
20/12/2015 Lezione N.8 - Indicazioni e modalità
20/12/2015 Lezione N.9 - La somministrazione

Metodo Recettivo Trifasico - Lezione n.3 - Il potere della musica


C’è una certa differenza fra l’ascoltare o suonare musica, e fare musicoterapia. Se c’è la parola "terapia" significa che c’è un sintomo che viene individuato, e allo stesso tempo esiste un obiettivo terapeutico specifico. La musicoterapia è una modalità di approccio terapeutico alla persona che utilizza la musica come strumento di intervento.
Cominciamo semplicemente considerando gli effetti che produce l’ascolto della musica nell’essere umano. L’attività musicale causa importanti modifiche a livello cognitivo, all’attenzione, alla percezione, alla memoria, ai processi valutativi, ecc. Allo stesso tempo, ascoltando la musica, intervengono dei cambiamenti a livello fisiologico (attività respiratoria, ritmo cardiaco, pressione sanguigna, tonicità muscolare, ecc.). Lo stesso avviene per quanto riguarda la sfera emozionale (tono dell’umore, livello di ansia o di nervosismo, ecc.). Una recente ricerca (J.Bradt, Philadelphia University 2011) ha confermato che, ad esempio, il puro ascolto della musica offerto da un semplice staff medico, e non da musicoterapeuti, apporta beneficio ai pazienti affetti da cancro sotto il profilo della riduzione dell’ansia, del dolore, migliorandone il tono dell’umore e la qualità di vita. Svolge inoltre, come ho già detto, piccoli effetti sulla frequenza cardiaca, respiratoria e sulla pressione del sangue. Non ha però offerto prove che porti ad un miglioramento degli stati depressivi seri. Ma si sta parlando del semplice ascolto musicale e non di musicoterapia.
Tutti noi sappiamo che spesso una determinata melodia ci commuove, cioè sollecita in noi particolari emozioni e sensazioni. Allo stesso modo l’applicazione terapeutica della musica può operare un miglioramento sullo stato emotivo di un paziente. Per tale ragione l’esperienza musicale e la sua applicazione, è preziosa nella misura in cui viene strutturata e organizzata in un intervento terapeutico o di supporto. in realtà, la musica non interviene in modo diretto sulle emozioni, le quali hanno origine sempre da processi mentali consci e inconsci, ma agisce piuttosto sui fenomeni percettivi, simbolici e metaforici. Nel cambiamento del vissuto emotivo dell'ascoltatore è infatti implicito un concomitante cambiamento del flusso di pensieri. Riguardo agli aspetti psicologici più cognitivi, va considerato il fatto che la musica ha una struttura, è un linguaggio, è ordine! Laddove c’è disordine o desincronizzazione la musica aiuta infatti a strutturare il pensiero, ad ordinarlo e sincronizzarlo, intervenendo nei meccanismi dell’apprendimento, nelle abilità linguistiche, matematiche e spaziali. Esiste infatti una vera e propria intelligenza musicale che influisce sullo sviluppo psicoemotivo dell’essere umano maggiormente rispetto ad altri tipi di intelligenze.
Per tali ragioni, affinché la musica possa essere utilizzata come musicoterapia e canalizzata in specifici interventi occorre stabilire dapprima sintomi e i relativi obiettivi terapeutici.
Il Metodo Trifasico prevede la somministrazione in sequenza di una terna di brani (prima, seconda e terza fase) opportunamente scelti, al termine dei quali il sintomo negativo riscontrato sul paziente sarà sensibilmente ridotto. Non prevede necessariamente un’attività verbale, poiché la musica di per sé è già sufficiente, tuttavia non la sconsiglia neppure. Il paziente è perfettamente libero di esprimersi o meno senza alcun vincolo di setting. L’applicazione del metodo trifasico interviene innanzitutto sull’aspetto emotivo. L’azione sull’emotività da parte della musica mozartiana è il primo tangibile risultato a cui le sedute musicoterapiche trifasiche conducono. Parallelamente il metodo svolge un’azione benefica sul correlato corporeo. In conseguenza a ciò che avviene una modifica nei processi di pensiero. Il metodo riprova che una condizione di benessere fisico ed emotivo, tende automaticamente a ridurre pensieri disfunzionali.
Anche se in fondo sono proprio i processi mentali a provocare le emozioni e le risposte corporee, è altrettanto vero che il processo è bidirezionale.

La STRUTTURA DEL METODO RECETTIVO TRIFASICO

CATEGORIE DI INTERVENTO:
- Ansia
- Rabbia
- Depressione

FASE 1: Aggancio
FASE 2: Traino
FASE 3: Consolidamento

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martedì 15 dicembre 2015

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Musicoterapia recettiva (M. Corsaro)


La musicoterapia recettiva è l'altra faccia della medaglia: il lato opposto della musicoterapia attiva, che è molto più utilizzata, studiata, discussa e conosciuta. In questo tipo di approccio si presuppone il ruolo diretto ed attivo che il paziente assume nella seduta.

Metodo Recettivo Trifasico - Lezione n.1 - Premesse


Ciò che con il metodo trifasico abbiamo cercato di ottenere, consiste in una struttura chiara di utilizzo, che lo rende un efficace strumento terapeutico. Pur essendo un musicista, un compositore, un improvvisatore (tutte qualità ben utili ad un musicoterapeuta tradizionale), pensavo che la musicoterapia dovesse essere prima di tutto al servizio dei pazienti. E fin qui nessuno obietterebbe. Però credo che per essere realmente al servizio dei pazienti dovrebbe essere utilizzata da tutti i professionisti della salute mentale che la ritengono utile, anche se privi di particolari competenze musicali. La mia idea era quella non suonare e di poter azionare un semplice tasto di riproduzione sonora per iniziare la seduta di musicoterapia recettiva. È chiaro che in un modello con tali intenzioni non è necessario essere musicisti validi, ma basterà essere musicoterapeuti oculati. Sapendo fare un esame di status psicologico generale, e fissando obiettivi terapeutici non dovrebbe essere troppo difficile applicare il metodo recettivo trifasico (T.R.M. Triphasc receptive method).Il Metodo Recettivo Trifasico (M.Corsaro, M.Valeri 2008) è il nostro modello di musicoterapia recettiva che prevede l’utilizzo della musica (strumentale) di W.A. Mozart. La combinazione fra Mozart e il nostro metodo nasce come un “blocco unico”, ma noi riteniamo che funzioni anche con altra musica. Tuttavia il metodo è nato con la musica di Mozart e con essa è stato testato. Molti si sono occupati del potere intrinseco della musica del compositore austriaco, ed in effetti anche noi ci siamo domandati se sia più efficace la sua musica o la tecnica del metodo utilizzato. La risposta non è semplice se la domanda è posta in questi termini. Ciò che possiamo sostenere è che la combinazione fra le due cose rende il metodo efficace nel trattamento dei sintomi psicologici e comportamentali. Per tale motivo vorremmo che quando si pensa al metodo trifasico, si pensasse automaticamente a Mozart.

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Metodo Recettivo Trifasico - Lezione n.2 - Panoramica sul metodo


La musica è un linguaggio fatto di pause e di note, ed esprime concetti proprio come la parola, ma in modo più potente e subliminale, poiché con la sua ambiguità intrinseca consente ai processi mentali individuali maggior campo d’azione.
La musica, per il puro fatto che esiste e che entra di noi “senza bussare” interagisce in diverse misure, e influenza i nostri atteggiamenti mentali.
Per modificare un determinato atteggiamento mentale significa che dobbiamo modificare almeno alcuni dei nostri processi mentali. Ciò avviene in maniera esplicita, analitica, logica e cosciente, ma anche in maniera implicita, analogica, automatica, inconscia. I due diversi canali coesistono e cooperano, influenzando l’iter dei processi mentali e conseguentemente la sfera emotiva e comportamentale.
La musica agisce in noi soprattutto in maniera implicita e subliminale, attraverso immagini metaforiche, simboli-che, schemi complessi, che verranno a costituire una nuova realtà all’interno della realtà percepibile e percepita. Vi è dunque una sovrapposizione di schemi mentali, quelli abituali e quelli evocati dalla musica. Per questo motivo, il cervello dovrà riorganizzarsi in funzione di una nuova condizione psicoemotiva; ecco perché la musica ha effetti, anche considerevoli, sui processi mentali dell’uomo.
In un film di Hitchcock, “La donna che visse due volte”, un’attrice nel ruolo di amica di James Stewart riferisce di aver parlato con un’operatrice del personale ospedaliero dove egli era ricoverato in stato di shock, con forte depressione e presumibilmente con un concomitante disturbo post-traumatico da stress. Mozart veniva descritto come “una scopa che spazza via le ragnatele dal cervello”. In questo film del 1958 si fa accenno all’effetto sui processi di pensiero, ma allo stesso tempo si offre una terapia emotiva. Parliamo di oltre cinquant’anni fa, e di un film, eppure noi condividiamo in pieno questa frase. Riteniamo che le “ragnatele” siano i pensieri automatici e reiteranti che creano sofferenza, e che la musica di Mozart possa “spazzarle via” attraverso la sua bellezza “ordinata e pulita”. Su questo si basa gran parte del metodo recettivo trifasico.

ESSENZA DEL METODO RECETTIVO TRIFASICO

Fase 1

Contatto

Fase 2

Elaborazione

Fase 3

Restituzione


Il brano è in tono con il vissuto del paziente; permette la “sintonizzazione affettiva” ed è già di per sé catartico; l’emozione viene “divisa” con la musica.

Il brano porta il paziente ad una fase di lavoro; continua il lavoro della prima frase e prepara il paziente alla risoluzione con il brano della terza fase.

Il brano supporta il paziente e lo sostiene nel suo nuovo equilibrio raggiunto.




domenica 13 dicembre 2015

I benefici del canto corale sul nostro cervello

I benefici del canto corale sul nostro cervello
Mauro Corsaro parla dei benefici del canto corale sul nostro cervello. Conferenza tenuta a Cori (LT) in occasione del decennale del coro "Lumina Vocis", diretto dal Maestro Giovanni Monti, nell'antica chiesa di S. Oliva il 12 Dicembre 2015. Il complesso monumentale di S. Oliva comprende una Chiesa, edificata sui resti di un tempio romano, la cappella del Crocifisso, il bellissimo Chiostro e il Convento di epoca rinascimentale che è oggi la  sede del Museo della città e del territorio. La chiesa, di forma basilicale con cinque navate di stile romanico,  fu edificata nella prima metà del XII secolo sui resti di un tempio romano tradizionalmente, ma erroneamente, identificato come tempio di Giano.

Guarda la conferenza